Il principe Taliesin by Lawhead Stephen

autore:Lawhead, Stephen [Lawhead, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ro
ISBN: 9788850205097
editore: Nord
pubblicato: 1991-03-31T22:00:00+00:00

Capitolo 8

Per quattro giorni Cormach rimase a Caer Dyvi, e ogni giorno condusse Taliesin nel bosco, a sedere nella radura, e gli parlò, e il ragazzo sentì nelle sue parole la musica dell'Aldilà: dolce, magica, strana, spaventevole, fantastica.

L'ultimo giorno, Cormach sedette sul ceppo di quercia e per lungo tempo rimase a scrutare il ragazzo seduto dinanzi a lui, senza parlare.

Imbarazzato, Taliesin cominciò a strappare l'erba a ciuffi e sparpagliarsela ai piedi.

Finalmente Cormach si scosse: - Sì, sì - mormorò - deve essere fatto. - Infilò una mano sotto il mantello e ne trasse una piccola borsa di cuoio, l'aprì, e si versò nel palmo cinque nocciole abbrustolite: - Sai cosa sono queste, ragazzo?

- Nocciole, maestro - rispose Taliesin.

- Sì, lo erano… un tempo. Adesso sono i Semi della Conoscenza, Taliesin: i Semi della Saggezza. A loro modo, sono molto utili. Ti piacerebbe assaggiarne uno?

- Sì, se tu volessi.

- Non si tratta di questo, Taliesin. - Cormach fece una pausa, poi aggiunse, più sinceramente: - Be', forse sì. Ma non per vana curiosità, ragazzo: mai. - Tacque di nuovo, e riprese a guardar fisso.

Questa volta, Taliesin sentì che non stava fissando lui, ma piuttosto attraverso lui, per scorgere qualche altra presenza: forse uno degli Antichi.

- Rammenta, ragazzo: mai per curiosità - riprese Cormach, come se poco prima non si fosse interrotto. Abbassò gli occhi ad osservare le nocciole che teneva in mano: - Queste sono le ultime di cui avrò bisogno. - E ne scelse una: - Prendi, Taliesin. Mangiala.

Il ragazzo obbedì. La nocciola sapeva un po' di bruciato ma non era sgradevole. Nel masticarla lentamente, guardò attorno, cercando di capire se la nocciola in se stessa avesse particolari proprietà, e gli sembrò proprio di no.

- E adesso dimmi, ragazzo: sai cos'è un awen? - chiese il vecchio.

- Sì, maestro. È il luogo al quale un bardo si reca nel proprio cuore.

Hafgan dice che è il cancello dell'Aldilà.

- Bene, molto bene - annuì Cormach. - Ti piacerebbe scoprire in te stesso quel cancello, Taliesin?

Il ragazzo annuì.

- Benissimo. Chiudi gli occhi e ascoltami.

Taliesin chiuse gli occhi, ma ebbe estrema difficoltà ad ascoltare il canto fievole di Cormach: non riusciva a concentrarsi, anzi, si distraeva in continuazione. E così, ben presto, perse completamente il filo della canzone, la quale divenne soltanto un mormorio di sottofondo: una sequela di sillabe inintelliggibile e priva di senso. Poi gli sembrò di chiudere gli occhi su un mondo e di aprirli su un altro, del tutto simile a quello che conosceva, eppure fondamentalmente diverso.

Gli alberi, le erbe e gli arbusti erano quelli che conosceva, ma il cielo splendeva di una luminosità bronzea, come se non fosse illuminato dal sole, bensì emanasse luce esso stesso, oppure la lasciasse trasparire da una sorgente immensa, misteriosa e nascosta. In quello strano mondo, dunque, la luce era tenue e diffusa, come quella di una candela che illuminasse una tenda vista dall'esterno.

Persino gli alberi e le erbe emanavano questa luminosità ultraterrena.

L'aria, ammesso che così si potesse definire, giacché l'atmosfera era densa come

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